Il nome “dark kitchen” potrebbe suonare, in un primo momento, poco rassicurante, ma dietro questa etichetta si nasconde in realtà un concetto di cucina assolutamente innovativo, frutto dei nuovi modi in cui, nella quotidianità, i consumatori fruiscono dei servizi di ristorazione.
In un mondo in cui è sempre più frequente scegliere di ordinare cibo da asporto per consumarlo a casa, invece di andare fisicamente al ristorante, sono ormai molti i professionisti della ristorazione che si stanno concentrando sull’ideazione di nuovi modi per proporre al pubblico i loro piatti, andando incontro a quelle che sono le preferenze dei clienti e ottimizzando la preparazione del cibo anche grazie alle potenzialità garantite dai big data e dall’utilizzo di attrezzatura di cucina tecnologicamente evoluta, che risponde ai requisiti dell’Industry 4.0.
Cosa sono le dark kitchen
Una dark kitchen si distingue da una tradizionale cucina di ristorante per una ragione molto semplice: al suo interno non si vedono correre camerieri pronti a raccogliere i piatti da recapitare ai clienti in sala, ma solo cuochi e collaboratori impegnati a realizzare piatti che verranno consegnati tramite servizi di food delivery, e che quindi saranno consumati dai clienti direttamente a casa o in ufficio.
Una dark kitchen, insomma, è tale perché è “chiusa”: non è in comunicazione con la sala del ristorante, ma serve unicamente per la preparazione di piatti che verranno poi consumati altrove. È una cucina la cui attività non è funzionale a quella di sala. Questo scenario, relativamente nuovo nel panorama della ristorazione italiana, apre a orizzonti a oggi ancora poco esplorati, ma che possiamo cominciare a immaginare.
Dark kitchen: i vantaggi per i ristoratori
Il primo punto da prendere in considerazione, quando si pensa a una cucina organizzata in questo modo, è che una dark kitchen può essere gestita in modo collettivo, accogliendo il personale di cucina di diversi ristoranti. Le diverse brigate, ciascuna impegnata a realizzare i piatti presenti nel proprio menù, possono operare in contemporanea nello stesso ambiente, condividendo al bisogno l’attrezzatura e limitando così i tempi di inattività dei diversi strumenti, in un’ottica di ottimizzazione delle risorse e riduzione delle spese.
Le novità, però, non si fermano qui: una cucina gestita in questo modo consente, nel tempo, di raccogliere un’enorme quantità di dati relativi ai clienti che ordinano il cibo da asporto. Analizzando questi dati nel loro complesso è possibile avere un’idea chiara in merito alle tendenze di consumo più diffuse e ai prodotti e ai servizi che rispondono meglio alle esigenze degli utenti, e questo permette di organizzare in modo ottimale il proprio lavoro. Per fare un esempio, i big data permettono di sapere non solo quali cibi sono più in voga in un determinato momento, ma anche quali piatti vengono ordinati con più frequenza nei giorni festivi, o nei mesi invernali, o perfino nelle giornate di pioggia rispetto a quelle di sole. Comprendere e interpretare questi dati consente di essere pronti a rispondere efficacemente alle richieste del pubblico, offrendo un servizio sempre migliore. Allo stesso tempo, l’analisi e il trattamento dei dati permettono anche di offrire ai singoli consumatori proposte personalizzate, basate sulle loro abitudini di consumo e sulle loro preferenze personali. La tecnologia, insomma, aiuta i ristoratori a fidelizzare i loro clienti e a evolvere la loro offerta di prodotti e servizi, in un’ottica di sempre maggior attenzione al consumatore finale.
Inoltre, non bisogna dimenticare che è possibile gestire in parallelo l’attività in una dark kitchen e quella di ristorazione di tipo tradizionale. Questa scelta permette ai ristoranti di dislocare presso una dark kitchen una brigata dedicata esclusivamente alla preparazione dei piatti da asporto, approfittando dei costi inferiori e della possibilità di ottimizzare il lavoro rispetto a quanto avviene se si sceglie di gestire, nella propria cucina interna, la preparazione dei piatti per la sala e per il take away. Questo canale inoltre permette al ristorante di farsi conoscere e di fidelizzare i clienti che, dopo aver provato i piatti ordinati tramite il servizio di delivery, potrebbero sentirsi più motivati a prenotare un tavolo al ristorante per un’occasione speciale.
L’ attrezzatura di una dark kitchen
Utilizzare una dark kitchen permette ai ristoratori di approfittare di strumentazione all’avanguardia, il cui costo viene ammortizzato dalla riduzione del numero di persone coinvolte nella preparazione e nel servizio dei piatti e dalla possibilità di condividere spazi e strumenti con colleghi di altri ristoranti.
Per gestire al meglio l’economia di una dark kitchen è fondamentale poter contare su attrezzatura di cucina in grado di supportare una modalità di lavoro così innovativa, di coordinare e gestire al meglio i tempi di utilizzo di ogni strumento, di organizzare le attività che possono essere svolte in assenza di personale e, in ogni senso, di ottimizzare l’attività della cucina, per massimizzarne l’efficienza. Perché ciò sia possibile, è essenziale contare su strumenti interconnessi in grado di comunicare tra loro e di gestire le varie necessità in modo razionale: la gamma Lainox, con i suoi prodotti pensati per una cucina 4.0, risponde precisamente a questa esigenza.
Per sapere di più sulle proposte Lainox e sui vantaggi connessi con l’utilizzo di strumentazione conforme ai requisiti dell’industry 4.0